Nefropatia diabetica: il Paricalcitolo può abbassare il rischio renale


L'aggiunta alla terapia di un attivatore del recettore della vitamina-D, Paricalcitolo ( Zemplar ), nei pazienti con nefropatia diabetica, riduce l'albuminuria.

I pazienti con diabete presentano carenza di vitamina-D, soprattutto quelli con malattia renale cronica.

Nello studio, denominato VITAL, un totale di 281 pazienti con diabete mellito di tipo 2 e albuminuria, già in trattamento convenzionale con un bloccante il sistema renina-angiotensina ( RAS ), con un ACE inibitore o con un bloccante il recettore dell'angiotensina, sono stati assegnati a uno di 3 bracci: placebo ( n = 93 ) o uno di due dosi orali di Paricalcitolo, 1 mg ( n=93 ) o 2 mg ( n=95 ) al giorno, per 24 settimane.

L'endpoint primario era la variazione percentuale nel rapporto albumina/creatinina dal basale all'ultima misurazione nei gruppi Paricalcitolo combinati versus gruppo placebo.

La variazione nel rapporto albumina/creatinina è stata pari a -3% ( da 61 a 60 mg/mmol ) nel gruppo placebo e a -16% ( 62-51 mg/mmol ) nei gruppi Paricalcitolo combinati, con una differenza rispetto al placebo di -15% ( p=0.071 ).

L'endpoint primario non è risultato significativamente ridotto rispetto al placebo perché la riduzione del rapporto albumina/creatinina nel gruppo Paricalcitolo 1-mcg non era significativa.
Ma nel gruppo Paricalcitolo 2-mg, la variazione è stata pari a -20%.
La riduzione di albuminuria era reversibile in caso di sospensione del Paricalcitolo.

Nelle analisi post-hoc è stato osservato che il Paricalcitolo appare più efficace nel ridurre l’albuminuria nei pazienti con più alta assunzione di sodio.
Questo è in contrasto con gli Ace inibitori e i sartani, che funzionano meglio con diete povere di sodio. ( Xagena_2010 )

Fonte: Lancet, 2010



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