Controllo glicemico nel diabete mellito di tipo 1: confronto tra automonitoraggio glicemico e monitoraggio glicemico continuo in tempo reale


Una metanalisi di studi randomizzati e controllati ha valutato l’efficacia clinica del monitoraggio glicemico continuo in tempo reale rispetto a quella dell’automonitoraggio glicemico convenzionale nel diabete mellito di tipo 1.

Sono stati identificati sei studi per un totale di 449 pazienti randomizzati in monitoraggio glicemico continuo e 443 in automonitoraggio glicemico convenzionale.

La differenza media complessiva nell’emoglobina glicosilata ( HbA1c ) fra il monitoraggio glicemico continuo versus l’automonitoraggio glicemico è stata pari a –0.30% ( intervallo di confidenza al 95% da –0,43% a –0,17% ) ( –3,0, –4,3 a –1,7 mmol/mol ).

Un modello di regressione migliore dei determinanti dell’HbA1c finale ha evidenziato che per ogni giorno di aumento dell’utilizzo del sensore a settimana, l’effetto del monitoraggio glicemico continuo versus l’automonitoraggio glicemico aumentava dello 0.150% ( IC al 95% –0.194% a –0.106% ) ( 1.5, –1.9 a –1.1 mmol/mol ) e ogni 1% ( 10 mmol/mol ) di aumento al basale dell’HbA1c aumentava l’effetto dello 0.126% ( –0,257% a 0.0007% ) ( 1.3, –2.6 a 0.0 mmol/mol ).

Il modello ha valutato, per esempio, che un paziente che utilizza il sensore continuamente avrà una riduzione dell’emoglobina glisoilata di circa lo 0.9% ( 9 mmol/mol ) se l’HbA1c al basale è 10% ( 86 mmol/mol ).

La riduzione complessiva dell’area sotto la curva dell’ipoglicemia è stata pari a –0.28 ( –0.46 a –0.09 ), corrispondente a una riduzione mediana dell’esposizione a eventi ipoglicemici pari al 23% per il monitoraggio glicemico continuo vs l’automonitoraggio glicemico convenzionale. In un modello di regressione migliore, l’area sotto la curva al basale dell’ipoglicemia era correlata solo debolmente all’effetto del monitoraggio glicemico continuo confrontato con l’automonitoraggio glicemico convenzionale sull’outcome della ipoglicemia e l’utilizzo del sensore non è risultato correlato con l’ipoglicemia all’outcome.

In conclusione, l’impiego del monitoraggio glicemico continuo è associato a una riduzione significativa della emoglobina glicosilata, che risulta maggiore in quei pazienti con un valore più elevato di HbA1c al basale e che utilizzavano il sensore più frequentemente.
L’esposizione all’ipoglicemia si è anch’essa ridotta durante il monitoraggio glicemico continuo.
L’impiego del monitoraggio glicemico continuo con miglior rapporto costo-efficacia o più appropriato si ha nei pazienti con diabete mellito di tipo 1 nel controllo glicemico non-adeguato nonostante la terapia intensiva con Insulina e che utilizzano frequentemente il monitoraggio glicemico continuo. ( Xagena_2011 )

Pickup JC et al, BMJ 2011;343:d3805.doi: 10.1136/bmj.d3805

Endo2011