Farmaci per il diabete mellito di tipo 2: gli inibitori DPP-4 possono causare insufficienza cardiaca ?


Gli studi osservazionali hanno evidenziato una relazione tra insufficienza cardiaca e diabete mellito, ma non sono noti i meccanismi patogenetici alla base di questa associazione.
Non è chiaro, ad esempio, se questa relazione sia riconducibile a una serie di condizioni associate al diabete mellito, all’insufficienza renale cronica, alla cardiopatia ischemica, all’ipertensione arteriosa, o imputabile direttamente ad uno scarso controllo glicemico.

Uno studio ha esaminato in maniera retrospettiva gli effetti di Sitagliptin ( Januvia ) nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 e insufficienza cardiaca. Lo studio è stato condotto analizzando i dati di una Compagnia assicurativa negli Stati Uniti.

Dal database sono stati individuati 7.620 pazienti diabetici con una prima diagnosi di insufficienza cardiaca, trattati con Metformina o sulfoniluree e seguiti nel tempo.
Successivamente sono stati confrontati i soggetti trattati con Sitagliptin e messi a confronto con gli altri, non in trattamento con questo inibitore della dipeptidil-peptidasi 4 ( DPP-4 ), relativamente all’endpoint ricovero ospedaliero per qualsiasi causa o mortalità.
E’ stato anchevalutato il numero dei ricoveri ospedalieri per insufficienza cardiaca e i decessi correlati.
L’età media dei pazienti era di 54 anni e il 58% di loro era di sesso maschile.
In totale, dopo prima diagnosi di insufficienza cardiaca, 887 pazienti erano stati trattati con Sitagliptin.

L’endpoint composito primario si è presentato nel 54% dei pazienti e le persone che avevano ricevuto Sitagliptin non sono risultate ad aumentato rischio né per quanto riguarda l’endpoint composito primario ( 7.1% versus 9.2%, con odds ratio aggiustato, aOR=0.84 ), né per le sue singole componenti ( ricoveri per qualsiasi causa: 7.5% versus 9.2%; mortalità: 6.9% versus 9.3% ).

I pazienti trattati con Sitagliptin hanno presentato un aumento del rischio di ricovero per insufficienza cardiaca ( 12.5% versus 9.0% ).

Dallo studio è emerso che l’uso di Sitagliptin non sia associa a un aumento del rischio di ricoveri ospedalieri per qualsiasi causa o di mortalità, ma si associ a un maggior numero di ricoveri per insufficienza cardiaca nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 e preesistente insufficienza cardiaca.

Secondo Deepak L. Bhatt del Brigham and Women’s Hospital, Boston, ( Stati Uniti ), lo studio di Weir è uno studio di caso-controllo nidificato, una tipologia che può sempre comportare problemi nella selezione dei controlli ( possono presentarsi cioè importanti differenze tra le due popolazioni in studio ) e non consente di escludere potenziali elementi confondenti.
Inoltre questi dati provengono da un database assicurativo, che manca di definizione su tante variabili cliniche, e ha un elevato potenziale di bias di errata classificazione. I numeri assoluti dei ricoveri per insufficienza cardiaca, nei pazienti in trattamento con Sitagliptin da almeno 90 giorni prima dell’evento, sono risultati molto bassi: 25 casi su 824 ricoveri per insufficienza cardiaca durante il periodo di follow up.
Tuttavia, nonostante i limiti, questo studio ha aggiunto un piccolo tassello a una serie di evidenze che sembrano suggerire che la classe degli inibitori DPP-4 potrebbe aumentare il rischio di insufficienza cardiaca. Tuttavia, questo rischio è decisamente ridotto e non ha ripercussioni sulla mortalità.

L’attenzione è ora rivolta ai risultati dello studio TECOS ( Trial Evaluating Cardiovascular Outcomes with Sitagliptin ), che ha arruolato 14.671 pazienti con diabete mellito di tipo 2, assegnandoli casualmente a Sitagliptin o a placebo.
Nel frattempo i pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 a rischio di ricoveri per insufficienza cardiaca in trattamento con inibitori DPP-4, ma probabilmente anche tutti quelli in terapia con altri farmaci antidiabetici, dovrebbero essere seguiti con attenzione a livello ambulatoriale, ricercando possibili segni o sintomi di insufficienza cardiaca. ( Xagena_2014 )

Fonte: Journal of American college of Cardiology, 2014

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